Edouardo Natale, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia Department Member Italian-European researcher in linguistics, Italian and French cross-cultural pragmatics
Analisi della comunicazione interculturale con il modello teorico di Jacques Demorgon: la dissociazione esistenziale e l’associazione comunicativa
Edouardo Natale
L’articolo intende analizzare il concetto di “ comunicazione interculturale” presente all’interno della metodologia del teorico francese Jacques Demorgon. I lavori di Demorgon mettono in rilievo il bisogno di costituire uno spazio di “terzietà” denominato come “ interità” per potere creare questa “dissociazione esistenziale ed associazione comunicativa” come condizione essenziale per lo svolgimento dell’incontro. All’interno dell’articolo si esplorerà la metodologia di Demorgon in modo da fare conoscere questo impianto teorico “ interculturale” all’esterno del contesto accademico francese.
Parole chiave: metodologia interculturale- Modello Jacques Demorgon–Francia
The article intends to address the concept of “ intercultural communication” present within the methodology of the French theorist Jacques Demorgon. Demorgon’s works stress the need of the construction of a “ third” space called “ interity” in order to create this “ existential dissociation and comunicative association” as crucial condition for the meeting.With this the article we will explore the methodology of Demorgon in order to make known this theoretical « intercultural » system outside the French academic context and to expande the debate around the intercultural communication.
Key words: intercultural method- Jacques Demorgon model- France
Il senso di questo articolo è di fare conoscere i lavori del teorico francese della comunicazione interculturale Jacques Demorgon attraverso la lettura dell’articolo di Christophe Morace intitolato “ Comment développer les compétences interculturelles par l’apprentissage expérientiel? Applications et implications de la théorie de Jacques Demorgon” ( Morace, 2011).
I principi teorici messi in campo da parte di Jacques Demorgon riguardano l’ambito filosofico, psicologico e sociologico nel senso più generale possibile. Quindi è una prospettiva con un orizzonte molto vasto in cui circoscrivere l’azione della comunicazione interculturale. Per meglio capire il suo approccio alla comunicazione interculturale è necessario precisare la visione dell’individuo all’interno del quadro metodologico del teorico francese.
Secondo Demorgon, ogni individuo è un individuo biologico ( in termini naturali) ed umano (in senso psicologico), l’individuo è soggetto e oggetto, attore e prodotto di tanti orientamenti esistenziali verso l’essere, ossia il risentimento, l’avere, l’agire, il conoscere, il divenire e l’avvenire ( Demorgon, 1996). Per Demorgon, l’individuo è portatore di unità e diversità allo stesso tempo. In questo modo appare più chiaro che ogni individuo sia allo stesso tempo legato e separato dagli altri e allo stesso tempo sia legato e separato anche da se stesso. Per Demorgon, prima di parlare di scambio interculturale, è utile ribadire come ogni forma di scambio con l’altro sia possibile soltanto se lo stesso individuo sia capace di una dissociazione con se stesso ( Demorgon, 2003) per consentire l’incontro. Tale dissociazione ricade dalla libertà dell’individuo-attore che può decidere o non di aprirsi a se stesso o agli altri. Lo scambio è reso possibile solo se l’apertura e la chiusura sono liberamente concepite dalla persona nei suoi confronti e verso gli altri. L’individuo può decidere di dissociarsi da sé e dagli altri ma può allo stesso tempo tramite questa « apertura, chiusura » esistenziale entrare in associazione comunicativa con gli altri. La dissociazione esistenziale e l’associazione comunicativa rappresentano per Demorgon delle premesse iniziali per potere iniziare uno scambio interculturale liberamente e coscientemente consentito tra gli attori dello scambio ( Demorgon, 2004). Per l’autore francese, i concetti di “ buona volontà” e di “ cattiva fede” sono pilastri importanti all’interno della comunicazione interculturale. Il concetto di “dissociazione esistenziale e di associazione comunicativa” è caratterizzato da una complementarietà dovuta ad un legame profondo e al mantenimento di tale contraddizione tra i due orientamenti, i quali non devono scomparire o cancellarsi a vicenda per favorire una componente sull’altra. Questa complementarietà è una condizione necessaria ma non sufficiente per raggiungere dei risultati soddisfacenti nell’ambito della comunicazione interculturale. Questo doppio procedimento, inserito nell’ambito di un procedimento di individuazione o personificazione, contribuisce alla costituzione dell’identità. Demorgon (1984, 2002) ha spiegato che diversi procedimenti di tipo identificatori e di individuazione mettono in rilievo come l’individuo s’identifichi “ nel” e “ contro l’altro”. La possibilità di una “fusione” tra due persone viene interrotta dall’apparizione dell’altro, vale a dire il terzo. Presentate in questo modo, i procedimenti identificativi evidenziano di una grande complessità nello sviluppo di una persona poiché riguardano più persone e pertanto implicano differenti orientamenti esistenziali, come “ l’agire, il fare” che sono delle nozioni rappresentative e globali di un “ noi” di tipo collettivo ( Demorgon, 2005). L’unicità di una persona, nella sua unità fisica e psicologica è di per sé il prodotto di una dualità di natura “ sessuale” tra due individui: “ sul piano biopsicologico “ l’interità” non è soltanto uno spazio di interazione post-individuale ma precede la nostra individuazione tramite il linguaggio dei nostri antenati. Questo elemento di “interità” rappresenta un elemento di fondo nelle nostre vite dove ci è difficile accedere e fare riferimento (Carpentier e Demorgon, 2009). Il termine “ interità” vede l’individuo come attore essere il prodotto di uno iato tra sé e l’altro. Il termine “ interità” coniato dal linguista Couturat all’inizio del novecento pone da subito l’accento sull’inter-individualità biologica e psicologica ma ci sono anche delle implicazioni sociali e filosofiche presenti in questo termine. Demorgon insiste sulla necessità dell’introduzione di un “ terzo” come elemento di “ terzietà” in quanto le persone, l’azione e lo spazio costituiscono l’interità. Viene indicata come “interità” l’interazione tra identità e alterità. È proprio all’interno di questa “ interità”, di questo spazio di “ essere” e “ agire” tra e con gli altri che l’individuo costruisce la sua identità. La nozione di “ interità” come luogo di terzietà, in cui avviene lo scambio tra l’identità e l’alterità risulta ancora più importante perché l’alterità può rivelarsi un’illusione. Demorgon sostiene che l’individuo costruendo la sua identità contro e\o con gli altri sia soprattutto in collegamento con delle alterità che non sono altro che le identità degli altri. Da qui nasce la necessità di introdurre un reale elemento“ terzo” che sia contrario e complementare all’identità e all’alterità. Questo concetto viene denominato “ interità”.
Per l’autore francese, la consapevolezza di questa “ interità” può avere delle ricadute positive nell’ambito della comunicazione interculturale. La prima ricaduta è quella di vedere l’individuo prendere coscienza della propria “ interità” personale e pertanto prendere in considerazione quella degli altri. Da tale presa di coscienza si può sperare che l’individuo possa pensare l’interità tra i vari gruppi umani e le varie culture nazionali. La possibilità di pensare e vivere questa “ interità” consente la possibilità di capire meglio, imparare e costruire con l’alterità degli altri, i quali vivendo a loro volta tale “ interità” renderà possibile uno scambio in questo spazio detto “ di mezzo”. In definitiva sarà “ l’interità” quella che sarà possibile scambiare, costruire, creare, comporre ed imparare.
Imparare: assimilare, accomodamento, adattamento
Per Demorgon, ogni forma di apprendimento consiste nell’interazione tra un individuo in situazione e il suo ambiente. Imparare significa per una persona adattare le sue preesistenti strutture cognitive, il suo mondo interno ai nuovi dati emersi dalla realtà esterna. Assimilare significa interpretare delle nuove informazioni sulla base di strutture cognitive preesistenti e può essere sinonimo di “ integrare” o “ interiorizzare”. Se l’individuo non dispone delle strutture cognitive preesistenti necessarie sarà difficile integrare o assimilare le nuove informazioni. Da questo conflitto cognitivo nascerà uno squilibrio in cui la persona dovrà cercare un nuovo equilibrio. Pertanto dovrà trasformare le sue strutture cognitive per accomodarsi all’ambiente, in altri termini adattarsi all’ambiente. L’accomodamento, invece, cambia le strutture cognitive perché questa dinamica di autoregolazione permette un nuovo equilibrio nella persona. Questa regolazione per giungere ad un nuovo equilibrio si ottiene sotto forma di un’oscillazione tra antagonismi pre-adattativi.
Bibliografia
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